“Su tutti i sentieri della vita ti condurranno severe le Ore, come comanda il destino.
Ti accada, benedetta creatura che cresce, quel che deve: ti diede vita l’amore e l’amore ti sia dato!”
J.W. von Goethe
L’ansia è un fenomeno normale, consueto, senza un po’ di disagio in situazioni che ci “mettono alla prova” non ci impegneremmo a fondo per superarle, il nostro corpo e la nostra mente non avrebbero le risorse necessarie per risolvere situazioni nuove, in alcuni casi, rischiose. Ansia “amica” dunque, “ansia normale”. Ma non è così in alcune situazioni che diventano per noi disturbanti. Quando il disagio ansioso ci sovrasta, quando non riusciamo a scacciare idee o preoccupazioni e quando, anziché migliorare, le nostre prestazioni peggiorano, allora si può parlare di disturbi.
Il Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali (edizione 5) cita: I disturbi d’ansia comprendono quei disturbi che condividono caratteristiche di paura e ansia eccessive e i disturbi comportamentali correlati. La paura è la risposta emotiva ad una minaccia imminente, reale o percepita, mentre l’ansia è l’anticipazione di una minaccia futura. Naturalmente questi due stati si sovrappongono ma sono anche differenti: la paura è più spesso associata a picchi di attivazione autonomica (del sistema nervoso) necessaria alla lotta o alla fuga, a pensieri di pericolo immediato e a comportamenti di fuga mentre l’ansia è più frequentemente associata a tensione muscolare e alla vigilanza in preparazione al pericolo futuro e a comportamenti prudenti o di evitamento (delle situazioni temute). I Disturbi d’ansia (fobie, ansia generalizzata o sociale ecc.) sono diversi l’uno dall’altro per la tipologia di oggetti o di situazioni che provocano paura, ansia o comportamenti di evitamento o per l’ideazione cognitiva ad essi associata (i pensieri). La maggior parte dei disturbi d’ansia si presenta più frequentemente nelle femmine.
La terapia, la cura di chi si sente ansioso e soffre per questo, deve tenere conto delle caratteristiche di “unicità” della persona affinché si possa “effettuare un trattamento sartoriale personalizzato” guidato da ciò che la scienza indica.
Molti anni fa, insieme a mia sorella Alessandra, psicologa-psicoterapeuta ho scritto il libro “Ansia in famiglia” edito da San Paolo. www.ansiainfamiglia.com
Un attacco di panico consiste nella comparsa improvvisa di paura o disagio intensi che raggiunge il picco in pochi minuti. Nella vita è possibile che si esperimentino attacchi sporadici, isolati, che non lasciano conseguenze. Il Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali (edizione 5) indica, come criteri per la diagnosi, che si presentino almeno quattro fra tredici sintomi (tra i quali palpitazioni, sudorazione, difficoltà a respirare, paura di morire, perdere il controllo, impazzire, ecc) e che tali attacchi siano ricorrenti. Inoltre sono presenti preoccupazione per l’insorgenza di altri attacchi o per le conseguenze degli stessi (impazzire, perdere il controllo) oppure comportamenti atti ad evitare situazioni che possano favorirli (per esempio esercizio fisico o situazioni nuove)
Come per gli altri Disturbi d’Ansia la terapia, la cura di chi soffre di un disturbo di panico deve tenere conto delle caratteristiche di “unicità” della persona affinché si possa “effettuare un trattamento sartoriale personalizzato” guidato da ciò che la scienza indica.
Le origini etimologiche della parola personalità sono da rintracciare nella parola latina “persona” che si riferisce alle maschere che venivano indossate dagli attori nelle rappresentazioni teatrali. Ognuno di noi ha svariate “maschere” che non dobbiamo intendere come “modi falsi” di rapportarsi nelle situazioni bensi’ come modi di essere, “smerigliature” del nostro modo di comportarci nei vari contesti di vita. Dietro ogni modo di essere c’è quello che pensiamo, proviamo, percepiamo e, ad essi, è sottesa una storia. La storia inizia nei primissimi momenti della nostra vita. Infatti fin dalla nascita ogni bambino mostra una grande varietà di comportamenti in linea con la sua disposizione temperamentale che risulta essere spontaneo, variabile e agli, occhi dei genitori, imprevedibile.
Questi comportamenti hanno un’importante funzione esplorativa. Il bambino provando una varietà di alternative comportamentali per affrontare il suo ambiente inizia a discriminare e poi discernere quali di queste azioni consentano di raggiungere i propri desideri e di evitare disagi.
Nella relazione con i genitori, i fratelli, i coetanei, i nonni, impara quali comportamenti siano ammissibili e gratificanti e quali no. Nel tempo, si può vedere come la gamma iniziale dei diversi comportamenti diventi gradualmente ristretta, selezionata ed, infine, formata.
Questi comportamenti appresi non solo persistono, ma sono accentuati come risultato dell’essere ripetitivamente rafforzati da un ambiente sociale limitato e ciò dà ragione dello sviluppo della personalità (Millon e coll.2016).
Quando i comportamenti, i modi di pensare e di sentire/percepire sono rigidi ed inflessibili in diversi contesti e causano problemi al soggetto stesso e/o alle persone che lo circondano si parla di Disturbo della Personalità.
Il Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali riconosce diversi disturbi di personalità tra cui il Disturbo Borderline; negli ultimi decenni sono stati implementati alcuni trattamenti efficaci per questo disturbo tra cui la Terapia Dialettico Comportamentale.